Ci svegliamo nel sole di Santa Cruz. Con una colazione nella stanza della reception, due metri per tre.
Ma è l’ultimo albergo “di viaggio”. Lasciamo passare.
Ci sistemiamo in macchina e partiamo.
Non ci sono molti chilometri che ci separano da San Francisco. Ma è la silicon Valley. Al mattino.
Uguale traffico.
Facciamo una capatina in Apple a Cupertino. È d’obbligo rendere omaggio all’incredibile capolavoro architettonico della nuova sede.
Diamo il nostro contributo all’apple store mettendo tutti i ragazzi di art a sbizzarrirsi con gli iPad Pro, lasciando a bocca aperta passanti e commessi dalla loro bravura con la penna.
Ci rimettiamo in macchina e ci dirigiamo verso Mountain View, verso Google.
Lì una sorpresa ci aspetta.
È Luca Prasso, sempre grande amico di BigRock e ricercatore per VR e AR nel colosso del web. Mangiamo gratis nella mensa di google pizza, costolette, uova al curry e patatine. Ci sentiamo super importanti a pranzare vicino ad alcune delle menti più geniali del mondo che stanno letteralmente scrivendo il futuro in qualche ufficio accanto a dove siamo noi.
Luca è gentilissimo e ci racconta la sua storia dopopranzo nel giardino del campus. Ci narra delle sue conquiste e sconfitte, del fatto che il bello del suo lavoro sia quello di continuare a sperimentare nuove tecnologie per aiutare l’umanità. Ci sentiamo onorati a sentir parlare qualcuno che fa del futuro il proprio lavoro.
Ci infiliamo nello store di google per prendere qualsiasi gadget e maglietta disponibile e ci riavviamo verso San Francisco.
Attraversiamo il ponte di san Jose che ci porta a Auckland e subito ci scontriamo con una cosa che non abbiamo mai visto finora in questo viaggio. La giungla del traffico.
È dura in cinque macchinoni riuscire a stare tutti insieme. Veniamo continuamente frazionati da semafori e auto elettriche che autonomamente si infilano tra di noi.
Dobbiamo più e più volte ricompattarci.
Dopo più di un’ora di traffico, ad ascoltare le nuove bellissime musiche del Re Leone, arriviamo in un altro posto sorpresa.
Pixar.
Facciamo le foto di rito di fronte alla scritta e ripartiamo.
Il Bay Bridge di San Francisco ci accoglie con le sue nuvole trafitte dal sole del tramonto. Con la silhouette della città affacciata alla baia.
Mentre passiamo tra i palazzi ci rendiamo conto che non avremo più quei momenti di nulla che tanto ci hanno accompagnato in questo viaggio. I canyon, il silenzio, la sabbia, si sono sostituiti con vetro, acciaio, asfalto e traffico.
Ma San Francisco è una città diversa dalle altre. Ha un sacco di posti bellissimi, delle viste mozzafiato… è un concentrato di vibrante tutto.
È una meta da guadagnare. Prima di tornare nella vita normale, in Italia.
E l’abbiamo guadagnata. Eccome se lo abbiamo fatto.
Abbiamo affrontato le cose più impensabili.
Abbiamo risolto i problemi più grossi. E fatto più di 4000 chilometri.
San Francisco sarà la ciliegina sulla torta di un viaggio indimenticabile.
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