Bakersfield. Otto del mattino.
Una vecchia scorbutica e un cameriere serial killer ci servono la colazione. Abbiamo ancora i burritos in corpo. Neanche un sorso (forse anche tre o quattro) di fireball ieri sera a bordo piscina non è servito a sconfiggere il male cosmico dentro quel cibo.
Oggi la meta sono le sequoie, una cosa che scopriamo essere stato un sogno della vita per molti di noi.
Ci mettiamo in marcia verso nord, in poco tempo le strade piene di case si trasformano in enormi frutteti. Finalmente riconosciamo la California.
Ci fermiamo a fare scorta per il pranzo in un negozietto sulla strada, al di fuori di una fattoria. Tutto bio, chilometro zero, healthy, vegan…siamo effettivamente in California.
Facciamo il pieno di frutta e ripartiamo per le sequoie.
La strada per arrivare al parco è in salita e piena di curve. Facciamo millemila tornanti e poco più di 2000 metri di dislivello. Quei bestioni hanno bisogno di un clima particolare. Il deserto e le montagne di roccia che eravamo abituati ormai a vedere diventano verdissimi colline con boschi e foreste.
Dopo il milionesimo tornante ecco che compare la prima sequoia gigante, poi un’altra, e un’altra ancora. Guidiamo in mezzo ad una foresta di giganti rossi nel verde più assoluto. Subito ci buttiamo fuori dal finestrino per scattare migliaia di fotografie, ma veniamo immediatamente castigati dai ranger, che aspettavano quatti quatti il primo idiota italiano che si sarebbe lanciato fuori dall’auto a farsi le stories con gli alberi, dimenticandosi le regole della strada.
Parcheggiamo e ci scendiamo il percorso turistico verso il vecchio Generale Sherman, una delle sequoie più anziane (e col volume più grande) del parco. È un bestione enorme, una creatura che sorveglia, stoica, questo posto da più di 2500 anni.
Rimaniamo meravigliati dall’atmosfera che questo posto ci trasmette. L’aria fresca di montagna, il profumo incessante di legno, la luce che filtra tra le foglie di questi giganti pacifici. C’è serenità qui, quella che ci serviva dopo un viaggio meraviglioso ma stressante.
Ci spostiamo verso altre due sequoie “più piccole”. Passiamo mezz’ora a toccarle, abbracciarle, fargli foto e farci foto.
Abbiamo contato che per abbracciare interamente una sequoia ci vogliono 16 persone. E per Sherman almeno il doppio!
Solo una cosa poteva dare fastidio a quel quadro idillico… turisti. Tanti. È normale, è estate. Ma tutto l’ambiente è molto turistico: percorsi prestabiliti, transenne e divieti. Troppo abituati al selvaggio nulla, cerchiamo un angolo lontano da tutto quello così prendiamo uno shuttle per uno degli altri siti del parco.
Nel mezzo assistiamo ad una cosa che, se non ne sapessimo il motivo, ci avrebbe spaventati a morte. Un incendio.
Ma appunto, sapevamo essere un incendio controllato su tutto il crinale del bosco che dava sulla strada.
I ranger ci spiegano che, per aumentare la fertilità del terreno e facilitare la nascita di nuove sequoie, c’è bisogno di fare terra bruciata. Inoltre è un mezzo preventivo per evitare la diffusione degli incendi, quelli veri.
Comunque a vedere il fuoco sotto gli alberi ti prende veramente male, anche se sai che è controllato dai pompieri.
Arriviamo al museo del parco e prendiamo un sentiero che porta a Bear Hill (e siccome assomigliava a Bear Grills andava fatto). Finalmente zero transenne, zero cartelli di divieto. Natura.
Tanta tantissima natura. Una meraviglia verde rossa e marrone che ci circonda. Il silenzio è interrotto solo dalle nostre scarpe sul sentiero sterrato. Ci fermiamo a mangiare la nostra frutta bio seduti sopra al tronco di una sequoia caduta e completiamo il giro, camminando con rami in mano a mo di bastone e le musiche del signore degli anelli di sottofondo.
Ridiscendiamo in macchina il parco per tornare indietro a Bakersfield. Domani Marco e i bambini rientreranno prima per festeggiare a casa il compleanno di Mattias. Ma prima gli organizziamo una festa a sorpresa mettendo sette candeline sul panino del Burger King.
Salutiamo Marco e i bambini.
È stato il primo viaggio per questi due piccoli avventurieri, che hanno sempre sopportato le disavventure con simpatia, non hanno mai fatto pesare la loro presenza, anzi. Hanno fatto subito parte di questo gruppo diventando i pupilli di tanti di noi. Abbiamo trovato due nuovi piccoli e speciali amici. Grazie per questo bel viaggio insieme.
Domani si riprende il cammino. Direzione oceano.
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