Oggi è stata una giornata importante, che difficilmente dimenticheremo.
Siamo a Page, cittadina dallo spirito indiano al confine tra Utah e Arizona. Qui l’ora è un’ora indietro. Siamo a 9 di fuso da casa… quindi il giorno dura tantissimo.
Ma pur avendo milioni di ore a disposizione, sappiamo che oggi ci saranno anche milioni di gradi fuori per cui, per non cuocerci troppo, decidiamo di fare tutto al mattino molto presto.
Sono solo le sei e mezza quando entriamo nell’Antelope Canyon: un luogo mistico visto centinaia di volte in foto, ma come al solito succede da queste parti, in foto non rende. Perdiamo un’ora sotto terra tra vicoli, strettoie e aperture nella roccia rossa, levigata da milioni di anni di acqua e vento e prendendo le forme più strane. Abbiamo visto squali, capi indiani, spose col velo in faccia che si libra in aria da un colpo di vento.
Usciamo da una piccola feritoia nella roccia. Nel nulla di un pavimento. E ci scoppia il cervello a pensare quali meraviglie può ancora nascondere la terra su cui camminiamo.
Sono le sette e mezza e la fame si fa sentire… come anche i gradi! Decidiamo quindi di rimandare la colazione per vedere l’Horseshoe Bend prima di squagliarci sul serio.
La poesia dell’Horseshoe Bend sta nel fatto che tu non lo puoi vedere da lontano. Devi avvicinarti e scoprirlo.
E sono poche le parole per descrivere tanta magnificenza. Poche le parole che riesci a dire quando apri gli occhi e te lo ritrovi davanti. Guardare l’Horseshoe Bend significa tuffarsi nella propria anima, pensare alla propria vita fino a quel momento, gli amici, la famiglia, tutti. Si prova una gran voglia di avere qualcuno accanto per poter condividere le lacrime che scendono a fiotti.
Rimaniamo a contemplare quella meraviglia per almeno un’ora, fino a quando il sole sul collo comincia veramente a bastonare forte.
Rientriamo, accaldati ma felici.
Nel giro di un paio d’ore abbiamo visto due bombe colossali, che ci hanno completamente stravolto la vita e il modo di vedere la meraviglia nel mondo.
Ora però fame.
Sfoghiamo tutta questa meraviglia del mondo in un panino “ludro” del Denny’s che non fa mai male.
Abbiamo tutto il pomeriggio davanti per rilassarci, visto che la prossima tappa è solo ad un’ora e mezza da qui.
Fa caldo. Siamo sulla foce di un lago enorme.
Un bagno è d’obbligo.
Ci facciamo strada tra le rocce rosse levigate dal vento e finalmente ci tuffiamo in acqua.
Fresco. E fuori caldo. In mezzo ad un paesaggio marziano. Pace dei sensi.
Troviamo una roccia piuttosto alta e partono i tuffi acrobatici. Sperimentiamo nuove forme di dolore facendo la gara di spanciate. Ci lanciamo e lanciamo gente in acqua. Ci divertiamo come cretini.
L’ultimo pensiero di questa giornata va alla fiducia. Perché è stata il filo rosso che ha unito le esperienze di oggi. Non è facile inserirsi in una strettoia larga meno di un metro sottoterra, per scoprire uno dei posti più mistici sulla terra. Ci vuole fiducia in chi ti guida, e ti chiede di chiudere gli occhi e affidarti alla sua mano, per riaprirli di fronte ad una delle vere meraviglie del pianeta. Ci vuole coraggio e fiducia nei propri compagni che ti incitano a saltare in acqua da uno scoglio, per affrontare faccia a faccia le paure più recondite e uscirne felici.
Questa è una giornata che ci ha insegnato il coraggio.
Perché la felicità che provi alla fine ne vale sempre la pena.
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